"Laurenzana - Qui dove il "vicinanzo" nutre la vita", pubblicato il libro della prof.ssa Rosa Cafarelli

19-07-2016 19:47 -

LAURENZANA - E´ stato pubblicato nello scorso mese di maggio il libro "Laurenzana - Qui dove il "vicinanzo" nutre la vita", scritto dalla prof.ssa Rosa Cafarelli, insegnante di lettere della scuola secondaria di I grado di Laurenzana.

Considerazioni in classe dei ragazzi della III media di Laurenzana e della loro insegnante di lettere prof.ssa Rosa Cafarelli.

Leggendo in classe il famoso libro di Carlo Levi ogni volta (noi ragazzi) avvertiamo l´imbarazzo che prende il settentrionale (l´autore) nella traduzione letteraria dei sentimenti, dei caratteri, dei silenzi e delle grida, delle superstizioni, della religiosità dei lucani. Crediamo che ciò che abbia affascinato (il Carlo), stupito più di tutti, sia stata l´innata, l´immensa, l´estrema pazienza nel subire, nell´accettare qualsivoglia disgrazia da parte di quegli uomini piccoli e neri che raccontava (i nostri nonni).
Già! La grande pazienza dei contadini lucani colpisce come un pugno nello stomaco ancora oggi. Ma vi rendete conto che in fondo la piazza di Levi (la piazza di Aliano che il poeta chiamava nel libro Gagliano per imitare la pronuncia locale) con i vecchi ad attendere il tramonto è la nostra piazza, anche se priva del vecchio monumento (che in verità è stato da poco spostato in villetta).
Che i bambini di oggi (noi) hanno ancora oggi negli occhi le ombre e lo stupore dei bambini dei quadri del Carlo Levi (sembra che fosse anche un pittore "fico").
Sapete dirci quante possibilità in più abbiamo oggi noi ragazzi per emergere e lavorare (come dicono ogni giorno ai telegiornali) rispetto ai personaggi giovanili del Cristo si è fermato ad Eboli?
Rimbocchiamoci le maniche. Per crescere avremo tante cose da fare. Per creare il lavoro ai giovani (noi) c´è bisogno di onestà (soprattutto da parte dei politicanti), sacrifici, educazione e buona volontà (da parte nostra).
E soprattutto bisogna isolare quelle persone che, dei soldi dati dallo Stato alla comunità, riescono a fregarsi il 70/80 per cento.
Allora si potrà dire: "Domani certamente anche noi avremo la possibilità di lavorare!"