Domenico Rizzo, detto Taccone, il "Re di Calabria e Basilicata": una pagina di storia sul brigantaggio a Laurenzana

16-08-2017 08:20 -

LAURENZANA - Per una sera d´estate il caratteristico borgo antico di Laurenzana sarà teatro di assalti, rapimenti, tumulti, amori e tradimenti. Giovedì 17 agosto, infatti, sarà rievocata la storia dell´impavido brigante Domenico Rizzo, detto Taccone, nato a Laurenzana nella seconda metà del 1700 (non ci sono dati certi a riguardo). La Pro loco locale porrà l´accento sulla figura del "Re di Calabria e Basilicata". Così amava definirsi Taccone. Audace e capace di comando, con la sua banda di briganti, diffuse il terrore sia in Basilicata che nella vicina Calabria. Per il secondo anno consecutivo, la Pro loco di Laurenzana riproporrà vicende e situazioni di un passato non molto lontano, attraverso un´accurata rievocazione storica. Gli avvenimenti risalgono a poco più di duecento anni fa. La vita di Domenico Rizzo, detto Taccone, così come quella degli altri briganti, spesso analfabeti e vissuti alla macchia, è ricca di storia ed infarcita di leggenda. E´ giunta fino ai giorni nostri grazie a documenti scritti e racconti orali. Si narra che Taccone e la sua banda, quando avevano bisogno di viveri, sigari, vestiti, cavalli e polvere da sparo, assalissero le masserie ed i palazzi dei benestanti. Inoltre disarmavano i soldati della gendarmeria francese e napoletana, mandati a stanare i banditi. Il brigante Domenico Rizzo da Laurenzana partecipò anche ai moti antinapoleonici in Basilicata nel 1806, ma si costituì il 7 settembre dello stesso anno a San Severino Lucano. Ottenuta l´amnistia ed a capo di oltre trecento briganti, Taccone rientrò a Laurenzana e venne assunto come mugnaio da Domenico Asselta, ricco galantuomo fedele ai Borbone. Proprio su incitazione di Asselta, Taccone riprese la lotta contro i francesi ed i notabili, che li sostenevano. L´episodio più noto della sua attività brigantesca accadde, nel 1809, ad Abriola, dove la sua banda di briganti assaltò il castello, trucidando l´intera famiglia dei baroni Federici, ad eccezione di Carlo, figlio del barone, di appena dieci anni. Si racconta che ad Abriola, Taccone rapì la bella giovane Rosa Distefano. Pare che il brigante di Laurenzana volesse sposare Rosa. Chiese all´arciprete di Laurenzana, don Domenico Dell´Orco, di celebrargli il matrimonio, ma la risposta fu secca: «niente matrimonio con Rosa Distefano, perché tu sei già ammogliato». Di fronte a questo rifiuto, il capobanda Taccone perpetrò altre stragi di gente innocente per le vie del paese. Nel pomeriggio di sabato 19 agosto del 1809, Taccone ed un commando di briganti, fomentati dai Borbone e dalla locale vendetta feudale, assassinarono barbaramente il povero arciprete di Laurenzana, don Domenico Dell´Orco, da sempre impegnato nella difesa dei diritti del popolo meno abbiente. Il governo francese pose una taglia sulla testa di Taccone ed inviò il generale Charles Antoine Manhès per fermare le sue scorribande sanguinarie. Catturato e condannato a morte, Domenico Rizzo, detto Taccone, fu impiccato, a Matera, il 6 settembre del 1810. Appuntamento a giovedì 17 agosto, dalle ore 17, nel borgo antico di Laurenzana. (Donato Pavese)

- ARTICOLO "IL QUOTIDIANO" -

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